Page
Author: Corrado Montalto - VB - a.s.2012-13 - ITIS "M.BARTOLO" - PACHINO



AEROPORTO DI PACHINO, UN MURO PER RICORDO

Durante la seconda guerra mondiale anche Pachino aveva il suo aeroporto e sorgeva nella zona pianeggiante detta Pianetti o “Quattru mura”. Qui vi era allocata una base che comprendeva dei militari, soprattutto riservisti, e pochi aerei veri poiché gli altri erano di cartone colorato e mimetizzato.
Lo scopo dell'aeroporto, anche se adatto per eventuali atterraggi di emergenza, non era quello di partecipare attivamente alle operazioni belliche, ma di proteggere il vero e più importante aeroporto militare che si trovava a Comiso. Difatti, in un periodo di aviazione pioneristica, senza strumenti sofisticati a bordo, il volo avveniva con avvistamento ad occhio umano e il nemico, non avendo mappe idonee ed aggiornate, poteva facilmente confondere un posto con un altro.
L'aeroporto di Pachino aveva quindi la funzione di far confondere i piloti nemici, per cui sarebbe stato eventualmente bombardato senza tante conseguenze al posto del vero aeroporto militarmente importante che era Comiso.
Aeroporto di Pachino
Di bombardamenti sbagliati ve ne furono infatti parecchi. Che questi errori succedessero con una disarmante normalità è testimoniato da molta documentazione e scritti di ex piloti di quel periodo storico che vedeva, soprattutto in Italia, i primi passi dell'Arma aeronautica utilizzata in azioni militari dentro e fuori i confini del nostro Paese. Per fermarci a quanto descritto nei suoi ricordi, ne abbiamo ampia testimonianza, nel libro di memorie del generale Corrado Deodato, eroe pachinese dell'aviazione militare italiana durante la costituzione della stessa e nelle numerose missioni che contraddistinsero il suo coraggio e la sua capacità militare nel corso della seconda guerra mondiale e che lo videro protagonista. L'aeroporto militare che sorgeva a Pachino aveva anche un secondo scopo, ovvero dimostrare ai ricognitori nemici la potenza militare italiana, in quanto oltre agli aerei finti vi erano anche cannoni, carri armati ed altre bocche di fuoco che non avrebbero spaventato nessuno perché, seppur finte, viste dai binocoli del nemico davano la sensazione di un armamentario devastante.
A dimostrazione di ciò vi è un accaduto del 1940, quando l'aeroporto di Pachino era stato scambiato per quello di Malta dal Suderland pilotato dal generale Bajres; fu quello il primo aereo catturato in Italia, in piena efficienza. Tale fatto storicamente accertato è importante, per dimostrare che l'aeroporto di Pachino, o “ campo di aviazione “ come veniva chiamato in quel periodo, era già funzionante nel 1940 e che era anche utilizzabile per aerei veri, oltre che per quelli finti. Per rimanere in tema dei due aeroporti di Comiso e di Pachino e degli effetti di depistaggio del secondo rispetto al primo, voglio inoltre ricordare un episodio realmente accaduto nell'aeroporto di Comiso
Una notte, durante il turno di responsabilità dell'accensione delle luci di pista dell'aeroporto di un aviere pachinese, al secolo Savarino, due aerei sorvolarono lo spazio aereo dell'aeroporto facendo comprensibili segnali che intendevano atterrare. Il Savarino accese le luci per permettere l'atterraggio e le spense ad operazione completata. Grande fu la sua sorpresa quando, dopo pochi minuti, si vide circondato da un gruppo di avieri inglesi che chiedevano di essere fatti prigionieri dagli italiani in quanto avevano paura che potessero cadere nelle mani dei tedeschi. Quindi l'errore era quasi nella normalità della vita militare di quei tempi, sia che si volasse, sia che si operasse a terra.
La situazione di pericolo per la popolazione pachinese si fece più grave con l'approssimarsi del previsto sbarco alleato nelle coste della zona, in quanto l'azione di ricognizione si fece sempre più pressante ed i bombardamenti per neutralizzare gli apparati militari italiani si intensificarono sempre di più. Ciò avvenne anche perché l'aeroporto di Pachino, seppur con le sue ovvie limitazioni, incominciò a registrare un movimento di mezzi a terra e di aerei superiore alla normalità registrata fino ad allora. Anche adesso, a distanza di parecchi anni, gli anziani del paese ricordano questi movimenti, in particolare un episodio relativo all'atterraggio, non si sa se per problemi logistici o di avaria del mezzo aereo, di un gruppo di alte personalità del governo italiano. Secondo quanto riferiscono gli anziani locali, fra queste personalità, vi sarebbe stato l'allora principino Umberto di Savoia e alte cariche del comando militare italiano. Potremmo azzardare l'ipotesi, anche alla luce dei documenti ritrovati negli archivi statunitensi e resi recentemente accessibili agli studiosi, di una sosta durante il viaggio di ritorno dalla Spagna all'Italia. Infatti è storicamente accertato che, nei mesi precedenti l'armistizio, vi fu un fitto rapporto di note diplomatiche e di visite agli alti livelli nelle ambasciate italiane ed inglesi di Spagna e Portogallo. Fu per tutti questi motivi che molti pachinesi presero la decisione di trasferire le proprie famiglie in zone di campagna, in quanto ritenute più sicure poiché spesso le bombe non distinguevano i siti militari dalle abitazioni civili ed un aeroporto a poche centinaia di metri dalla periferia del paese poteva essere solo precursore di lutti.
Dopo la guerra, dell'aeroporto di Pachino rimasero solamente le mura dell'ampia recinzione che era possibile ammirare in tutta la loro maestosità e in tutto il loro ricordo del recente passato bellico anche se, a partire dagli anni cinquanta, questa zona divenne il punto di raccolta di quasi tutta l'abbondante produzione dei covoni di frumento per la trebbiatura meccanica che, in quel tempo, iniziava a fare i suoi primi passi. Lunghe ed alte file di covoni riempivano i terreni spianati dell'ex aeroporto in filari. Ad oggi invece, di quelle stesse mura che un tempo costituivano la recinzione dell'aeroporto, rimane ben poco solamente un muro a forma della lettera C in greco, a causa dell'inciviltà di molta gente menefreghista che ha utilizzato le mura per farne materiale da costruzione, distruggendo anche e soprattutto il ricordo di un passato che molti non conoscono più.


Corrado Montalto - VB - a.s.2012-13 - ITIS "M.BARTOLO"